Ecco i consigli della logopedista

Lo sviluppo delle competenze comunicative e linguistiche nel bambino ha inizio fin dall’età neonatale e, anzi, si potrebbe dire fin dall’epoca gestazionale, periodo in cui il bimbo sa già riconoscere e distinguere voci e discriminare alcuni suoni.

Fin dai primi mesi di vita il bambino inizia a comunicare con pianti e vocalizzi; successivamente si sviluppa il sorriso sociale (3 mesi), che è volontario e ad uno scopo espressamente comunicativo, in quanto è rivolto consapevolmente all’interlocutore. Il bambino inizia così ad avere dei contatti relazionali e comunicativi. Si sviluppano, poi, l’attenzione congiunta (6 mesi, capacità di alternare lo sguardo dal viso dell’adulto all’oggetto) e la lallazione (6 mesi). Intorno ai 9-12 mesi il bambino impara ad utilizzare i gesti in modo comunicativo; compare, quindi, il pointing (gesto dell’indicare) seguito dai gesti simbolici (es. gesto del bicchiere per dire “bere”).

Parallelamente compare l’utilizzo delle prime parole con scopo comunicativo; si sviluppa, quindi, un primo vocabolario composto da parole semplici che evolve fino ad arrivare alla così detta “esplosione del vocabolario” intorno ai 24 mesi. Raggiunta questa tappa non solo il lessico del bambino subisce un notevole aumento ma emergono le prime capacità combinatorie (capacità di formare frasi). Nel tempo, dunque, si evolvono il lessico, la morfosintassi e le abilità articolatorie, che costruiscono un linguaggio sempre più completo e comprensibile fino ad arrivare ai 4 anni circa, età in cui il bambino dovrebbe aver acquisito tutte le competenze linguistiche di base.

Il corretto raggiungimento di queste competenze fin dalla prima infanzia rappresenta un indice predittivo positivo per il futuro sviluppo linguistico del bambino.

Ci sono, però, alcuni accorgimenti e strategie che il genitore può utilizzare per stimolare e favorire lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio fin dalle primissime tappe dello sviluppo.

Eccone alcuni:

  • stimolare i vocalizzi e lallazione del bambino, imitandolo o rispondendogli in modo da creare brevi “dialoghi”; creare routine comunicative di questo tipo in contesti quotidiani (bagnetto, momento del cambio, gioco sul tappeto) in cui mantenere il contatto di sguardo con il bimbo;
  • fin dai primi mesi incentivare l’avvicinamento del bambino ai libretti prima in modalità di gioco poi con lettura condivisa, scegliendo libri adeguati alla fase di sviluppo linguistico del bambino (da parole isolate e storie vere e proprie) e per lui interessanti;
  • fin dai primi mesi esporre il bambino a canzoncine e filastrocche da cantare e mimare insieme;
  • dedicare del tempo ai momenti di gioco con il bambino all’interno dei quali fornire un modello linguistico ricco di nuovi suoni (es. versi degli animali), nuove parole e, per i più grandi, forme frasali più complesse;
  • scegliere giochi con turnazione (es. fare una torre un cubetto ciascuno, gioco del CoccoDentista, gioco del Pirata Pop-Up);
  • proporre al bambino delle scelte sia con domande chiuse sia aperte;
  • evitare di essere richiestivi (es. che cos’è questo?, ripeti bene) durante i giochi e le letture con il bambino, privilegiando modalità comunicative spontanee;
  • riformulare in modo più corretto e complesso le frasi pronunciate dal bambino per fornire un input linguistico arricchito (es. “mumu pappa” con “la mucca vuole la pappa”);
  • con bambini più grandi proporre sequenze di gioco con ruoli definiti ma intercambiabili (es. una volta l’adulto fa il cuoco ed il bambino il cliente e poi il contrario) per arricchire il linguaggio con lessico e formule specifiche per i diversi contesti;
  • promuovere e stimolare la permanenza del bambino sullo scambio comunicativo con nuove domande e/o osservazioni (es. B: pappa; A: chi mangia la pappa? B:leone … pausa… A:al leone piace la pappa? B:sì, pappa è buona);
  • offrire nuove possibilità di interazione e comunicazione utilizzando domande, osservazioni o commenti con enfasi del tono linguistico (es. oh no, è caduta la torre! Hai visto?);
  • prediligere sempre attività che attirino l’interesse del bambino senza essere direttivi nella scelta o nelle modalità di gioco.

Scritto da: Dott.ssa Mara La Boccetta, logopedista