Metodo CO.CLI.T.E
Il Metodo CLI.D.D. (Clinica della Dislessia e Disgrafia) è un insieme di azioni educative per il trattamento dei Disturbi Specifici di Apprendimento. E’ stato creato dal Prof. Crispiani Piero, pedagogista clinico e docente dell’Università di Macerata, direttore scientifico del C.I.D. (Centro Italiano Dislessia). Il C.I.D. fa parte del Centro Studi ITARD, ente formatore accreditato MIUR che gestisce la rete dei servizi territoriali nazionali inerente i Disturbi Specifici di Apprendimento. Il metodo si propone di operare in un’ottica ecologica, prendendosi cioè carico dell’interezza della persona e dei suoi contesti di vita, e dinamica, lavorando principalmente sulla fluidità nelle prestazioni esecutive.
Cosa sono i DSA secondo il metodo CLI.D.D.?
Il Metodo CLI.D.D. si inserisce nel filone di studi e ricerche che si focalizzano sulla dimensione motoria dei DSA e sulla loro natura neuro-motoria, piuttosto che considerarli disturbi su base neuro-linguistica. Li definisce un “disturbo disprassico, di natura neuromotoria, funzionale e qualitativa, con interessamento dei processi sequenziali nello spazio e nel tempo, che comporta disfunzioni nella lettura, nella scrittura, nelle abilità matematiche e in molte altre funzioni esecutive” (Crispiani, 2011). Quando parliamo di DSA, siamo nella sfera dei processi cognitivi, i quali organizzano e coordinano l’agire umano e che, in questo caso, si presentano disturbati, cioè non ottimali. Il dislessico gode di normali competenze intellettive e culturali, ha imparato a leggere e scrivere e possiede le necessarie competenze funzionali, ma le esegue con lentezza ed errori frequenti. Quindi il disturbo non riguarda l’apprendimento o la conoscenza, bensì l’esercizio coordinato e fluente di lettura, scrittura e calcolo, che comunemente chiamiamo automatismi.
Quali sono i concetti base su cui si fonda il metodo CLI.D.D.?
Il Metodo CLI.D.D. si basa sulla concezione della lettura globale e predittiva secondo cui la parola rappresenta l’unità base, in quanto insieme di lettere dotato di significato sul quale il cervello opera una processazione. E’ la parola che consente al lettore di regolare e controllare la lettura, poiché è dotata di significato e facilmente intuibile dal testo o dal contesto. La lettura tende all’insieme, solo gradualmente il bambino impara a smontare le parole in sillabe e lettere, per poi rimontarle, avendo compreso le relazioni tra singole lettere e tra parole. Il lettore non abile percepisce le lettere isolatamente e procede per fusione di lettere, cadendo nella sillabazione e mancando di capacità predittiva. La lettura e la scrittura impegnano sul piano motorio una serie di funzioni tra loro coordinate che richiedono direzione e verso nello spazio e nel tempo: nella nostra lingua infatti si legge e si scrive in orizzontale da sinistra verso destra, si va a capo da destra verso sinistra e si scorrono le righe dall’alto verso il basso. Questi sono processi motori e devono essere eseguiti con andamento continuo, ritmo costante ed attivare in modo automatico schemi motori nella giusta sequenza. Il lettore non abile non compie spostamenti regolari, perde la direzionalità, si ferma e torna indietro spesso e così perde ciò che ha conservato temporaneamente in memoria a discapito della comprensione. Velocità e fluidità Indicatore della padronanza della lettura e della scrittura nelle lingue trasparenti è la velocità più che l’accuratezza e la velocità, secondo questo approccio, è data dalla lettura predittiva rapida. Inoltre tutte le azioni umane si svolgono nello spazio e nel tempo, i quali sono strettamente connessi alla velocità.
Quando la lettura o la scrittura possono essere considerate fluenti? Quando si inizia con sicurezza, senza esitazioni e si procede con ritmo e velocità costanti, non ci si interrompe e non si torna indietro spesso per rileggere, si compiono pochi errori, ci si corregge spontaneamente da soli e subito, si riesce a mantenere l’attenzione per tutto il tempo necessario. La fluidità è dunque la convergenza di velocità ed accuratezza. La mancanza di fluidità ostacola la lettura predittiva e questo rallentamento è al tempo stesso causa ed effetto della lettura e scrittura inefficienti ed inefficaci e crea un circolo vizioso che porta ad affaticamento, scarsa predizione e lettura frammentata.
Da molti studi statistici sui DSA inoltre risulta la presenza più frequente di una lateralizzazione imperfetta: il soggetto ben lateralizzato, destro o mancino che sia, presenta punti di riferimento direzionali precisi; quello mal lateralizzato o contrariato, invece, perde facilmente questi punti di rifermento. Dislessia come disprassia “Spesso inciampa tra i banchi e urta i compagni, non riesce a mettere in ordine le informazioni che gli arrivano, i giochi di squadra sono difficili, perché non riesce a coordinarsi, invade spesso lo spazio degli altri, urtandoli a volte con forza a causa del controllo motorio…L’organizzazione è un problema costante…quando deve spostarsi da un’aula all’altra. Dimentica spesso i materiali, li perde, cadono a terra e sono lenti. Spesso appare goffo anche nell’abbigliamento, scarpe slacciate o addirittura invertite. A tavola è maldestro, con il cibo…o la bocca completamente sporca”. I dislessici sono spesso disprassici, cioè appaiono disorganizzati nell’eseguire molte delle azioni quotidiane e scolastiche che richiedono la successione, l’ordinamento in sequenze e il coordinamento nello spazio e nel tempo.
Come avviene la valutazione e il trattamento dei DSA con il metodo CLI.D.D.?
Il Metodo CLI.D.D. propone una valutazione pedagogica, di tipo qualitativo e funzionale, in quanto esplora le azioni, i potenziali, le funzioni appunto. Non è dunque una valutazione psicometrica, ma privilegia l’osservazione e la descrizione dei sintomi più che la loro quantificazione. Questo tipo di valutazione non è in antitesi o sostitutiva della diagnosi classica dei disturbi specifici di apprendimento, bensì si pone come integrazione ed arricchimento del quadro individuale. Questo tipo di valutazione pedagogica consente di pianificare un trattamento individualizzato e fornisce infine specifiche avvertenze didattiche per il lavoro nella scuola e buone prassi da attuare nel contesto famigliare.
L’obiettivo del trattamento dei DSA con il Metodo CLI.D.D. è quello di migliorare il più possibile le prestazioni autonome del soggetto in termini di una funzionalizzazione più ampia, quindi nell’effettuare il leggere, lo scrivere e il contare o il risolvere problemi matematici ad un livello via via superiore. Il trattamento è abilitativo e lavora principalmente su: successioni (sequenze e processi sequenziali, coordinamenti prassico-motori, capacità predittiva, comprensione del testo), fluidità esecutiva e automatismi (autocontrollo e autocorrezione, consapevolezza, metacognizione, autostima). Gli strumenti di lavoro sono costituiti da 12 Azioni Educative, ciascuna delle quali propone esercizi mirati e specifici allo sviluppo delle funzioni esecutive: autoanalisi, motricità, percezione, memoria, linguaggio, grafo-motricità, barrages, letto-scrittura, comprensione del testo, calcolo, pensiero e narrazione.
Ogni seduta ha la durata di un’ora e il tipo di lavoro richiede frequenza e regolarità nel trattamento. Particolare importanza rivestono durante la seduta l’aspetto metacognitivo e la mediazione intesa come “aiuto a far da soli”.
Il Centro APPE propone percorsi di potenziamento pedagogico con metodo Co.Cli.T.E. in supporto alle difficoltà e ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Per chi fosse interessato, è possibile contattarci via mail info@areapscicopedagogicatradate.it oppure chiamando il numero 800 912111