Arteterapia

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Le origini del metodo “Arte come Terapia”

Da un punto di vista storico, ai fini dell’elaborazione delle linee metodologiche trasmesse da Lyceum nella Formazione Triennale in Arteterapia Clinica Lyceum, si considerano fondamentali le esperienze di Friedl Dicker Brandeis e di Edith Kramer, figure pioniere nel campo dell’arteterapia.

In Europa, tra le due guerre

Friedl Dicker Brandeis

Friedl Dicker-Brandeis nasce a Vienna nel 1898 da una famiglia ebrea di umili condizioni.
Nel corso dei suoi studi artistici incontra maestri d’arte d’eccezione come Franz Cizek, ideatore di un programma di insegnamento artistico rivolto all’infanzia, prima forma di pedagogia attraverso l’arte.

Friedl sente fortemente anche l’influenza di Johannes Itten che nelle sue lezioni d’arte si propone, innanzitutto, la crescita spirituale dei suoi allievi coinvolgendoli non soltanto in una ricerca artistica, ma anche sul piano della respirazione, del movimento, della vocalità, della relazione tra i pari.

Da Itten Friedl impara che l’arte può tessere un legame con la parola, il suono, la forma, il colore, il gesto, per partecipare ad una più generale armonia.

È talmente forte l’ascendenza che Itten ha su Friedl che lei decide di seguire il maestro in Germania dove lui viene chiamato ad insegnare presso la Bauhaus, scuola di grande innovazione nel campo dell’arte, dell’architettura e del design, ma che promuove, anche, ideali democratici e di giustizia sociale.

Friedl si specializza nel campo dell’arte tessile e della fotografia e incontra insegnanti d’eccezione che diverranno figure di primo piano nella cultura europea di quei tempi, Klee, Kandinsky, Gropius …
Friedl, dopo aver concluso gli studi, apre un negozio di belle arti e sembra avere una brillante carriera artistica, ma parallelamente, essendo molto sensibile agli ideali di uguaglianza sociale, si impegna in una strenua opposizione al dilagare del nazismo crescente in Europa.

Rientra a Vienna e inizia a collaborare con il Partito Comunista dedicandosi ad un’attività politica clandestina che la porta ad essere arrestata e a subire alcuni violenti interrogatori e diversi mesi di prigionia.

Nel 1934 emigra a Praga, a quei tempi rara roccaforte democratica in un’Europa invasa dal nazismo. Qui, dal 1934 al 1938, diventa insegnante d’arte per i bambini del ghetto di Praga, dove ha modo di osservare come i suoi piccoli allievi utilizzano l’arte per far fronte alla discriminazione e al sopruso vissuti ogni giorno e per elaborare i traumi, i lutti e le violenze che alcuni di loro si trovano a subire.

Edith Kramer, sua allieva, l’accompagna in questa attività che rimarrà per lei un’esperienza formativa di grande importanza.

Dopo un periodo di durissime restrizioni dovute alle sempre più rigide leggi razziali che limitano la sua vita, nel 1942 Friedl viene deportata nel campo di transito di Terezin, dove diventa insegnante d’arte per centinaia di bambini allontanati dalle loro famiglie e ricoverati presso i dormitori infantili del campo.

A Terezin, con i suoi laboratori artistici, Friedl si pone l’obiettivo di riequilibrare il mondo emozionale dei bambini, devastato dagli eventi. Utilizza tutti gli insegnamenti appresi dai suoi insegnanti per facilitare in loro lo sviluppo della concentrazione e riequilibrare la respirazione, compensando la loro confusione di spazio e di tempo.
Per i bambini deprivati di Terezin la lezione d’arte diventa qualcosa di indispensabile che li mette in contatto con le proprie parti più vitali.

Friedl si rende conto dell’effetto che l’esperienza artistica ha sui bambini e inizia a scrivere le sue osservazioni circa il valore terapeutico del lavoro artistico con l’infanzia, proponendosi di pubblicare i propri studi non appena fosse terminata la guerra.

Friedl fa anche un importante lavoro di catalogazione dei disegni, li data e annota su ognuno il nome e l’età dell’autore. Conserva, quindi, i disegni in alcune valigie che nasconde in modo così accurato che verranno trovate soltanto molto tempo dopo la sua morte.

Friedl Dicker Brandeis viene trasferita ad Auschwit e uccisa nelle camere a gas il 9 ottobre 1944.

I disegni dei bambini realizzati a Terezin sono attualmente conservati al Museo Ebraico di Praga e sono ormai famosi in tutto il mondo.

Non così riconosciuta è l’opera di Friedl Dicker-Brandeis e il suo intervento, primo esempio di sostegno e aiuto attraverso l’arte per bambini sottoposti a situazioni traumatiche.

In America, a partire dagli anni ’50

Edith Kramer

Edith Kramer, allieva di Friedl Dicker Brandeis, rappresenterà il suo riscatto.

Se Friedl Dicker Brandeis non ha potuto, come voleva, pubblicare i suoi studi sugli aspetti terapeutici dell’attività artistica rivolta all’infanzia, è stata Edith Kramer a portare avanti questo suo progetto, dedicando a ciò tutta la sua vita.
Edith Kramer nasce a Vienna nel 1916.

Di origine ebraica, a 13 anni segue lezioni private d’arte presso Friedl Dicker Brandeis e, in seguito, segue l’insegnante a Praga dove rimane, dal 1934 al 1938, per affiancarla nella gestione di laboratori artistici che accolgono bambini sfuggiti alle persecuzioni naziste.

Nel 1938, per sfuggire alle leggi razziali, Edith Kramer emigra a New York dove lavora come insegnante d’arte con bambini ed adolescenti nei quartieri più svantaggiati e, in seguito, presso istituti e centri di neuropsichiatria infantile, dove ha modo di strutturare maggiormente i suoi “laboratori artistici” con valenze terapeutiche.
È proprio negli Stati Uniti, a partire dagli anni ’50, che ha luogo l’esperienza più importante ai fini della definizione metodologica dell’arteterapia, con la nascita dei due più importanti orientamenti in arteterapia legati ai nomi di Edith Kramer e di Margaret Naumburg.

Margareth Naumburg, psichiatra e psicoanalista, aiutata nel suo lavoro dalla sorella Florence Cane, maestra d’arte, elabora uno specifico approccio all’arteterapia.

Partendo dal presupposto che i sentimenti inconsci sono più facilmente riconoscibili nelle immagini che nelle parole, la Naumburg stimola la comunicazione simbolica tra paziente ed arteterapeuta facendo riferimento alle immagini prodotte dal paziente sulle quali vengono inevitabilmente proiettati emozioni e vissuti personali. Le stesse immagini vengono, quindi, analizzate attraverso la cornice teorica del pensiero freudiano.

La Naumburg elabora, così, il metodo dell’arteterapia dinamicamente orientata con cui si utilizza l’arte come strumento per svelare significati inconsci che vengono, poi, descritti e resi comprensibili grazie all’utilizzo della comunicazione verbale normalmente utilizzata nella seduta di psicoterapia.

Diversa è arl’impostazione di Edith Kramer che, provenendo dal mondo dell’arte, consacra un valore particolare all’espressione artistica.

La Kramer considera la terapia d’arte distinta dalla psicoterapia e sostiene che “le sue virtù curative dipendono da quei procedimenti psicologici che si attivano nel lavoro creativo” rivolgendo, quindi, tutta la sua attenzione al processo creativo, ritenuto di per sé uno strumento terapeutico.

Attraverso la sua esperienza sul campo, la Kramer si è resa consapevole del grande aiuto dell’arte sia nel disagio psichico, sia nella sofferenza esistenziale di chi vive in condizioni estreme.

È a partire dalla sua esperienza di arte terapeuta con bambini ed adolescenti e dai suoi approfonditi studi psicologici che nasce l’elaborazione di una precisa linea metodologica che vede la centralità del processo creativo ed artistico nel percorso terapeutico e che rientra sotto il nome di “Arte come terapia”.
L’arte diventa terapia, il prodotto artistico rimane subordinato al processo e la tecnica terapeutica non cerca tanto di svelare e interpretare il materiale inconscio, ma diventa percorso significativo e simbolico in cui vengono attivate capacità, risorse e processi, diventando un vero e proprio mezzo di sostegno per l’io, favorendo lo sviluppo del senso d’identità e promuovendo una generale maturazione.

La Kramer sottolinea il fatto che l’arteterapeuta debba avere una profonda conoscenza sia dei processi artistici che delle caratteristiche e possibilità dei materiali proposti, condizione indispensabile all’intuizione artistica che deve sostenere la relazione terapeutica.

Ed è proprio Edith Kramer che realizza e dà pieno senso al progetto di Friedl Dicker Brandeis contribuendo a fondare nel 1976 un programma per l’insegnamento dell’Arteterapia presso la New York University.

Realizza, inoltre, diverse pubblicazioni, tra cui molteplici articoli su riviste di psicologia e tre libri tra cui “Arte come terapia nell’infanzia”, pubblicato nel 1971, che riassume tutte le sue esperienze e che viene tradotto in molte lingue.
Docente presso la New York University fino all’età di novant’anni, muore il 22 febbraio 2014, lasciando in eredità svariate opere artistiche e la sua grande esperienza in arteterapia.

Il metodo “Arte come Terapia”, elaborato da Edith Kramer prende vita dall’esperienza di Friedl Dicker Brandeis e viene maggiormente integrato dalle nuove ricerche nel campo della psicologia. Trasmesso dal Dipartimento di Arteterapia della N.Y. University, nel contempo caratterizza la Formazione Triennale in Arteterapia Clinica Vitt3 di Lyceum.

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In Italia, a partire dagli anni ’80

Il metodo “Arte come terapia”, elaborato da Edith Kramer e proposto presso il Dipartimento di Arteterapia della N.Y. University, comincia ad essere proposto in Italia dalla storica Scuola di Formazione Quadriennale in Arteterapia “Il Porto Adeg” di Torino che ha svolto attività pionieristica in Italia per circa venti anni, a partire dagli anni ’80, in collaborazione con la New York University, grazie all’intervento di Raffaella Bortino, psicoterapeuta e direttrice didattica della Formazione.

È a partire da questo momento che in Italia si formano i primi arteterapeuti

Ed è proprio a Raffaella Bortino e a Gustavo Gamna, psichiatra, che si deve una delle prime pubblicazioni italiane di settore, un’ampia raccolta sul ruolo delle attività espressive in Italia, Europa e America in relazione alle terapie psichiatriche dal titolo “Attività espressive e terapie psichiatriche”.

La Formazione de “Il Porto ADEG” di Torino, nel corso degli anni, ha ospitato docenti quali Edith Kramer ritenuta la fondatrice del metodo “Arte come terapia”, ma anche Karin Dannecker dell’Università di Berlino e Ikuko Acosta, Elizabeth Stone, Judith Rubin, Shirley Riley, Catherine Free, Jyll Scher Sacks, Kathy Malchiodi, e Vera Zilzer, docenti della New York University che hanno contribuito a scrivere la storia dell’arteterapia.

All’interno della Formazione in Arteterapia “Il Porto-Adeg” si sono diplomate diverse generazioni di arteterapeuti, molti dei quali sono divenuti docenti della nostra Formazione in Arteterapia che è proprio dedicata a Friedl Dicker-Brandeis e Edith Kramer, figure pionieristiche dell’Arteterapia.

Tale Formazione è stata trasferita nel corso dell’anno 2000 da Torino a Milano, presso l’Associazione per lo Studio e la Promozione delle Risorse Umane “ASPRU Risvegli”, per essere definitivamente accolta e ospitata, sempre a Milano, nel 2007 con il nome “Vitt3” dall’ Associazione per la Formazione e l’Aggiornamento “Lyceum” di Milano che dal 1999 si occupa di elaborare progetti di formazione e aggiornamento professionale per il personale della scuola, con particolare attenzione all’espressione artistica.

La proposta del metodo, nel tempo, non è cambiata, infatti le radici della particolare metodologia “Arte come Terapia” elaborata da Edith Kramer sono tutt’ora vive, anche se aggiornate dai più attuali contributi della ricerca nel campo della psicologia.

 

Riferimenti bibliografici

Naumburg, M. (1966), Dynamically Oriented Art Therapy: Its Principles and Practice, Grune and Stratton, New York and London

Kramer, E., Che cos’è l’Arte Terapia?, II° Giornata di Studio ADEG – AISCNV 1985, Brescia, ADEG Torino 1985

Kramer, E., L’arte come terapia nell’infanzia, La Nuova Italia, Firenze 1971

Gamna G., Bortino R. (1982), Attività espressive e terapie psichiatriche, Edizioni Minerva Medica, Torino, 1982